Debutta alla Nazionale Biblioteca Centrale di Roma “Il “Taylorismo della Chiarezza” l’opera a cura di Maria Carletti
Il Presente come Storia, svelato dall’Artista orvietana, è pronto a clonare Chiarezza in ogni comparto della vita
Il messaggio contenuto nel titolo sembra trovare nella sua accezione terminologica la risonanza necessaria per scuotere le masse e restare impresso nelle menti e si rende su piano pedagogico denuncia, ribellione e soluzione finale cui poter ambire, nella esigua speranza che una osservazione analitica dell’opera possa produrre nei nostri intimi, come una imitazione a specchio, un’esortazione vicina a quel noto “volli sempre volli fortissimamente volli” dell’Alfieri.
E’ appena terminato nella Roma Capitale il “Gran Finale” dell’Esposizione Triennale di Arti Visive. La manifestazione giunta alla sua seconda edizione ha goduto quest’anno di uno sviluppo particolarmente ampio perché compreso nell’arco di due stagioni separate quasi per preannunciare connotandole poi immancabilmente, la stagione estiva e la stagione invernale. La fase finale dell’evento legata al mese di novembre è anche quella che ha visto la partecipazione dell’Artista umbra Maria Carletti, presente con un’opera presso il Padiglione Gold della “Nazionale Biblioteca di Viale Castro Pretorio”.
La Pittrice si è mostrata per l’occasione con un approccio artistico completamente differente da quel figurativismo che la vide protagonista già alla Triennale del duemilaundici. Da una interpretazione pittorica di “Leda e il Cigno” con cui Ella allora omaggiò il Buonarroti, possiamo riscoprire oggi l’Artista con un’opera al quanto innovativa, senza dubbio molto libera, molto autonoma nell’esecuzione tecnica e decisamente concettuale; “Il Taylorismo della Chiarezza”, un assemblaggio di poli – materia del tutto cucita su tela.
L’opera interrompe tutti i ponti con la storia, al contempo trova nella stessa il pretesto per coniare un “Taylorismo ai nostri giorni”. L’Artista è attenta al presente e per indagare le esigenze del suo tempo infatti, mantiene come riferimento il passato trasformandolo qui in una perfetta metafora che ha l’obiettivo di fare leva sull’ottenimento di una condivisione dello stato di un “Benessere Psicologico – Sociale o di Paradiso”. Il messaggio contenuto nel titolo sembra trovare nella sua accezione terminologica la risonanza necessaria per scuotere le masse e restare impresso nelle menti e si rende su piano pedagogico denuncia, ribellione e soluzione finale cui poter ambire, nella esigua speranza che una osservazione analitica dell’opera possa produrre nei nostri intimi, come una imitazione a specchio, un’esortazione vicina a quel noto “volli sempre volli fortissimamente volli” dell’Alfieri. Lo schematismo compositivo sobrio, regale, caldo, ci regala estremo Ordine (visivo e “di tutte le cose”). I fattori che fanno capo alla finezza della materia prima utilizzata o input ovvero il raso ed alla tecnica della cucitura, che per l’applicazione del materiale prevede una assenza di manipolazione chimica, denotano l’estremizzata interpretazione di chi vuole gestire con particolare salvaguardia la tematica, per un prodotto finale o output, di sublime accordo. (I.P.)
Questa dunque la personale lettura sviscerata dalla Nostra per affrontare il vincolo tematico di “Estetica Paradisiaca” imposto in questo contesto, seppure a braccetto con una ulteriore possibilità di tema libero, dal direttore artistico Dott. Daniele Radini Tedeschi coadiuvato per l’ottenimento del notevole successo registrato, dall’associazione culturale “La Rosa dei Venti” e dai migliori storici, critici come anche cattedratici universitari. Una full immersion d’arte insomma, che raggiunge però il suo culmine in un padrino d’eccezione; il noto Prof. “Philippe Daverio”.
In considerazione della notevole attenzione che quest’opera esposta ha riscosso da parte di critica e pubblico corrispondendo così le aspettative e convincendo proprio per la peculiare pregnanza tematica, si riporta un passo focale estrapolato dall’ampia recensione critica con cui l’Artista è stata presentata nel Volume Scientifico della Mostra a firma “Editoriale Giorgio Mondadori”.
“… La precisa alternanza delle fasce ricorda, per certi aspetti, l’essenzialità e la geometria dei dipinti di Frank Stella, ma anche la ritmata scansione tra pieni e vuoti delle opere di Donald Judd. L’opera della Carletti è però lontana dalla fredda eleganza e dall’impersonalità delle opere dei minimalisti, e si inserisce in un contesto in cui grande importanza è data alla tecnica di realizzazione e alla percezione e ricezione dell’opera. …” Dott.ssa Arianna Fantuzzi.
Sicuramente un evento che ha sfilato in passerella l’eterno conflitto spirituale tra “Benefico” e “Malefico”, tra quel “Male di Vivere” proprio della vita terrena e quel “Sogno di Vivere” inteso come spazio ideale in cui annoverare invece le nostre esigenze tradite. E’ pacifico come, a fronte di quanto affermato, comune denominatore resti comunque una vena di ribellione dell’artista, una contestazione sua, a volte rabbiosa o marcata altre ancora velata ma sempre dettata da quella tipica passione animatrice che è in grado di risaltare l’irrequietezza umana sia per ciò che non approviamo del reale sia per ciò che risulta per noi inafferrabile o irrealizzabile. Un’edizione caratterizzata da un’arte forse per questo, particolarmente struggente.
Sito web dell’Artista: mariacarletti.com
A cura di Ilaria Pettinelli.
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