Scuola, in rivolta 27 ‘decani’ della cultura umanistica: ”Abolire i quiz per i prof”
Roma, 16 ago. (Adnkronos) – I decani della cultura umanistica sono in rivolta. Ventisette professori, da Guido Baldassarri, presidente dell’Associazione degli Italianisti (Adi) a Gabriele Burzacchini, presidente della Consulta Universitaria del Greco (Cug) fino a Rita Librandi, presidente dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana (Asli), sono scesi in campo contro le prove di accesso al Tirocinio Formativo Attivo che si sono concluse il 31 luglio.
Sono tutti d’accordo: i quiz proposti ai futuri insegnati sono un insulto alla cultura. I rappresentanti delle Consulte universitarie e delle Società scientifiche delle aree umanistiche hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di cui l’Adnkronos pubblica in esclusiva il testo, sottolineando la necessità ”di prevedere modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante”.
La battaglia dei decani delle discipline umanistiche è iniziata con una lettera inviata al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo all’indomani delle prove per accedera al Tfa. Nella lettera si sottolineava come le prove dimostrassero ”un generale depauperamento della nozione di cultura”, in primis ”nella scelta dei quesiti: spesso ambigui, errati, catalogabili più come dati di enigmistica che come dimostrazioni di saperi”.
Ora i presidenti delle Consulte si rivolgono al capo dello Stato. ”Signor presidente – si legge nella lettera – nella nostra qualità di rappresentanti di Consulte e di Società scientifiche delle aree umanistiche abbiamo seguito con vivissima preoccupazione quanto avveniva a livello nazionale nelle prove di accesso al Tirocinio Formativo Attivo (Tfa), che si sono appena svolte, e lo abbiamo segnalato in un documento ufficiale inviato al ministro, alla Crui, al Cun e ai giornali”.
Nelle ultime settimane i professori riferiscono di essere stati testimoni dello ”sconcerto dei candidati”, delle ”proteste anche pubbliche di studiosi ed esperti ai risultati via via pubblicati delle prove: ingiustamente punitivi a causa della qualità dei quesiti, e non della qualità dei candidati”. ”Il comunicato del 5 agosto del ministero non è stato sufficiente, secondo le intenzioni, a ‘restituire certezza e serenità alla comunità dei candidati’ – spiegano – Non si tratta tanto, come pur si è fatto, di ‘sterilizzare’ quesiti erronei o mal posti, quanto di prendere atto della necessità di prevedere modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante”.
”L’agenda delle cose fatte e da fare che il ministro Profumo ha consegnato il 10 agosto al messaggio di ‘buone vacanze’ che fa bella mostra di sé nella pagina d’apertura del sito ministeriale – scrivono – risulterebbe tanto più meritoria e credibile se mettesse al primo posto una riflessione approfondita e urgente su una questione che investe le ragioni stesse del nostro insegnamento universitario, l’accesso pur arduo al mondo del lavoro dei nostri laureati e di una parte cospicua dei nostri dottori di ricerca, la qualità e le modalità della formazione e dell’insegnamento nelle scuole: componenti, tutte, essenziali della cultura di questo Paese”.
La lettera inviata al presidente della Repubblica è stata firmata da Guido Baldassarri (Adi), Cinzia Bearzot (Cusgr), Gabriele Burzacchini (Cug), Mario Capasso (Aicc), Lilla Maria Crisafulli (Aia), Fulvio Ferrari (Aifg), Massimo Fusillo (Compalit), Antonella Gargano (Aig), Antonio Labate (Cubn), Rita Librandi (Asli), Mariagrazia Margarito (Susllf), Andrea Mariani (Aisna), Bruno Mazzoni (Air), Ileana Pagani (Comul), Emilia Perassi (Aisi), Franco Perrelli (Cut), Francesca Petrocchi, presidente della Consulta di Critica letteraria e Letterature comparate, Antonio Pioletti (Sifr), Franco Piperno (Aduim), Gilberto Pizzamiglio (Aislli), Angela Pontrandolfo, presidente della Consulta Universitaria di Archeologia classica, Angelo R. Pupino (Mod), Antonella Riem, presidente della Conferenza di Lingue e Letterature Straniere, Pietro Taravacci (Aispi), Beatrice Tottossy (Cisueco), Valeria Viparelli (Cusl), Giuliano Volpe (Sami).
I test per accedere al Tirocinio Formativo Attivo (Tfa), corso annuale che permette di ottenere l’abilitazione per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, finiti al centro delle polemiche per i numerosi errori nelle domande, sono stati elaborati da commissioni nominate dal ministro il 5 agosto 2011, cioè quando al dicastero di viale Trastevere c’era il ministro Maria Stella Gelmini.
I test erano stati secretati per ragioni di sicurezza. Per accedere al corso, di cui quest’anno parte la prima edizione, creato per sostituire la Siss, è stata indetta una selezione nazionale, uguale in tutto il territorio italiano.
In totale hanno partecipato alle selezioni oltre 176.000 candidati, per 4.275 posti per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado, 15.792 per l’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado. Il test di selezione si è svolto dal 6 al 31 luglio ed è stato composto da 60 domande con risposte a scelta multipla.
Dopo la conclusione delle prove sono stati individuati errori nelle domande. Il ministero, il 5 agosto scorso, ha riunito un’apposita commissione per la valutazione delle segnalazioni degli errori. Il 10 agosto scorso si sono conclusi i lavori della Commissione di docenti universitari, nominata dal ministro per verificare la correttezza scientifica dei test delle prove nazionali di preselezione ai Corsi di Tfa. Ciascun docente ha rivisto le domande della disciplina di sua competenza e ha riportato i risultati del suo lavoro su un format in cui figura il numero delle domande riconosciute non corrette, l’esposizione dell’errore contenuto nella domanda e/o nelle risposte, la matrice corretta ove possibile.
IL PROF NUCCIO ORDINE: ”IN QUIZ TFA NOZIONISMO DI BASSA LEGA, SONO AVVILENTI”
Sono ”avvilenti, improponibili e inopportune”. Domande da ”rischiatutto” dove prevalgono un ”nozionismo di bassa lega e un uso del sapere mnemonico avvilente”. Nuccio Ordine, ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria, non usa mezzi termini per definire i quiz. Sì a ”prove rigorose”, sottolinea Ordine all’Adnkronos, ma che ”diano al candidato la possibilità di esprimere i suoi meriti”. Sarebbe il caso, aggiunge, che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo convocasse una commissione di ”saggi” per trovare un’alternativa. Oltre alle polemiche sollevate dai candidati al tfa sui social network, che in molti casi hanno definito le domande ”impossibili”, a infuocare gli animi definitivamente è stata la scoperta degli errori nei quesiti e nelle risposte proposte. Imperdonabili errori a parte, la questione centrale resta l’inadeguatezza di questo tipo di quiz. ”Noi abbiamo sottolineato che il problema non sta solo negli errori dei quiz – riferisce il prof. Ordine – Sterilizzare gli errori non risolve la questione generale: la struttura di questi quiz è sbagliata alla radice. Non si possono ridurre le discipline umanistiche a domande da rischiatutto dove prevalgono un nozionismo di bassa lega e soprattutto un uso di un sapere mnemonico avvilente. Ad esempio sono tantissimi i quiz dove si chiedono le date”. A rivelare che nei test ”c’è un difetto di fondo”, secondo il professore, sono stati anche ”i risultati negativi sul piano nazionale delle ammissioni”. ”Il dato più importante su cui noi abbiamo insistito è che la gran parte delle domande, pur non essendo errate, risultano improponibili e inopportune, perché troppo specialistiche – spiega – Citare una quartina di un sonetto di Tasso, che ha scritto oltre 1.800 poesie, e pensare che uno possa riconoscerla è folle, non sarebbe facile neanche per uno specialista”. ”Anche le domande che sono state poste su alcuni testi offerti agli studenti nei test sono un’occasione perduta: non fanno altro che riprendere l’idea che una pagina di un critico sia più importante della pagina di Pirandello stesso – prosegue Nuccio Ordine – La tendenza è quella di emarginare i classici e di mettere al centro la parola del critico: una tendenza spaventosa, che sta rovinando anche l’insegnamento delle discipline umanistiche e che vediamo anche nell’editoria scolastica. Mentre si moltiplicano in maniera esponenziale i manuali di letteratura, i classici spariscono: ce ne sono alcuni che non vengono nemmeno più ristampati”. ”Nella sostanza a rileggere tutti i quiz si ha un’impressione di avvilimento delle discipline umanistiche, ridotte a dati mnemonici e a nozionismo degradato – aggiunge – Il ministero dovrebbe ripensare una prova di questo tipo, che è un concorso nazionale. Va tenuto presente che ci rivolgiamo a dei futuri insegnanti”. ”Sono d’accordo con il parametro nazionale su cui misurare tutti i candidati e che le prove debbano essere rigorose – sottolinea – ma devono essere prove che si fondano sui contenuti e che diano al candidato la possibilità di esprimere i suoi meriti e il suo valore”. Il ministro Profumo dovrebbe ”convocare una commissione di saggi” per trovare una valida alternativa.
IL PROF LUCIANO CANFORA: ”QUIZ TFA DEGRADANTI, BUONI PER I CRETINI”
”Non si possono degradare così la scuola e l’università”. I quiz delle selezioni per accedere al Tirocinio formativo attivo per il professor Luciano Canfora, docente di Filologia Classica all’università ‘Aldo Moro’ di Bari sono ”antieducativi”. ”Ho detto dal primo momento che non si possono degradare la scuola, e un domani l’università, con questi quiz – sottolinea Canfora all’Adnkronos – La cosa è quasi banale: la stramberia consiste nel non sottoporre a prove autenticamente culturali e scientifiche: come una composizione di italiano, una traduzione dal greco o dal latino. In tutto il mondo civile si fa così. Per vedere la maturità di una persona è necessario che componga un testo di senso compiuto, non che faccia queste prove irrilevanti dove un cretino che ha una buona memoria supera i quiz e una persona di cultura che non ricorda un dettaglio viene esclusa. E’ antieducativo”. ”Il tipo di prova che ho evocato è stato per secoli in vigore”, dice Canfora, ”poi sono arrivate queste americanate di terzordine o di accatto, frutto di qualche fremito esterofilo di persone che non sanno quel che fanno. Chi le ha scelte sicuramente non è un genio”. ”Il vero problema sono i tagli agghiaccianti alla scuola fatti dal governo precedente – sottolinea Canfora – ora con questi corsi strapieni di pedagogia si cerca di contenere la massa degli aspiranti docenti. Una prova ben pensata di vero vaglio culturale rende inutili questi quiz”. ”Se in Parlamento ci fossero persone competenti in questo ramo queste brutture non accadrebbero. Da quando si decise di abrogare la forma normale, il concorso, si è fatto di tutto pur di non fare esami sensati, tali da determinare una scelta vera”, aggiunge il prof. Quanto alle diverse modalità di accesso all’insegnamento, dalla Siss in poi, Canfora aggiunge: ”Tutto questo insieme di corsi a pagamento, i cosiddetti titoli ‘seduti’ che si conseguono cioè per il solo fatto di stare seduti ad ascoltare una persona, partono dal presupposto che l’università è inutile. E’ una follia malsana: comprarsi il corso per poi avere un pezzo di carta. Questi corsi partono dal presupposto che l’università è inutile e gli studenti-laureati non affrontano mai una vera prova”.
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