Spoleto52 Festival dei 2Mondi: Allen come Carmen Sandiego. Il regista introvabile rilegge “Gianni Schicchi” di Puccini
Spoleto52 Festival dei 2Mondi: Allen come Carmen Sandiego. Il regista introvabile rilegge “Gianni Schicchi” di Puccini
di Simone Fagioli
Da tre giorni stiamo girando per vicoli di Spoleto ma di Woody Allen non vi è nessuna traccia. Abbiamo letto che alla prima del Gianni Schicchi, in scena lo scorso Venerdi 26 Giugno al Teatro Nuovo in Spoleto, il grande regista cinematografico americano ha voluto salutare il pubblico dello “Spoleto52 Festival dei 2Mondi” con un video-messaggio.
Sembra ormai un dato di fatto che in Italia, specie nei momenti di crisi socio-economico-culturale, l’opinione pubblica si concentri sul dito che indica la luna e non sulla luna stessa: la presenza a Spoleto di Woody Allen avrebbe dato uno scossone internazionale allo “Spoleto52 Festival dei 2Mondi”.
Woody Allen come regista del Gianni Schicchi legge l’opera di Giacomo Puccini allo stesso modo in cui un regista italiano legge un musical americano. È evidente che la rilettura alleniana non è scevra dai secolari stereotipi che ci contraddistinguono nel mondo: mafia, padrino, spaghetti e panni stesi al sole. Tutto questo non ci deve meravigliare, né tantomeno stupire, in quanto Allen è sì, un regista cinematografico, ma è soprattutto un artista a tutto tondo, che si diverte e si propone in diverse vesti artistiche (regista, sceneggiatore, attore, comico, autore teatrale, scrittore umoristico e clarinettista jazz).
In definitiva, non si può pretendere da Allen una lettura filologica del Gianni Schicchi (ambientato nella Firenze del milletrecento), né una fedele ambientazione dell’Italia del Dopoguerra, come nella singolare interpretazione di Allen. E crediamo che anche questo sia un segno della genialità di Allen, che ha ri-pensato un’opera soprattutto comica, che facesse ridere il pubblico americano, con qualche velata citazione dantesca e una ambientazione surreale, rispecchiante l’Italia degli anni ’50. Niente di più e niente di meno.
Caratteristico, a nostro avviso, è il finale inaspettato, nel quale Gianni Schicchi, quasi come fosse nelle vesti di Dante, muore “come corpo morto cade”.
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